Si fa sempre più forte la protesta contro le scelte incomprensibili e autolesioniste della Fidal, di cui ci siamo occupati a più riprese. Il gruppo Facebook VOGLIAMO ANDREW HOWE A LONDRA!!! nato spontaneamente subito dopo la sua esclusione dai Giochi, nel giro di pochi giorni ha raggiunto la cifra pazzesca di 10.300 iscritti, quasi tutti praticanti, tesserati e appassionati di atletica leggera.
Il gruppo in poco tempo è assurto a tale notorietà e rilevanza da essere dapprima citato nel tg di Sky, e poi da richiamare molti nomi noti, tra cui l’ex-campione europeo Stefano Mei, attualmente membro del consiglio Fidal, nel tentativo di giustificare le proprie scelte. Inutile dire che la difesa d’ufficio di Mei non ha convinto, e d’altronde c’è poco da giustificare chi esclude gente che ha ottenuto i minimi per i Giochi e viene lasciata a casa in nome di fantomatici criteri soggettivi, ma almeno bisogna dargli atto di essersi esposto.
Altri membri della Federazione hanno preferito rimanere nascosti in atteso che la buriana passi. Ma il punto è proprio questo, la buriana passerà? Il mandato del presidente Arese, sicuramente il più fallimentare della storia dell’atletica italiana, scade a dicembre. Si fanno vari nomi su chi potrebbe guidare una cordata per abbatterlo (uno su tutti, Eddy Ottoz) ma ancora non c’è niente di sicuro.
Una sicurezza però c’è, ed è un nome che da molti anni costituisce punto di riferimento per gli amanti dell’atletica in tv: Franco Bragagna. Il sanguigno telecronista Rai non ha mai risparmiato critiche alla Federazione, e anche stavolta è entrato a piedi uniti sulle ultime scelte della Fidal, come vediamo nel video introduttivo, chiudendo con un molto esplicito:
“Io credo che quest’anno si arriverà al redde rationem (la resa dei conti, NdR) con chi sta rappresentando velocità, staffetta e tutto il resto”.
I nomi li facciamo noi: Arese, Uguagliati e Di Mulo. I tre principali responsabili di questo disastro. Ma non certo gli unici, visto che hanno alle loro spalle tutta una federazione intera che ha avallato le loro scelte.
Non resta che augurarci che quando finalmente i distruttori dell’atletica italiana saranno stati sconfitti, qualcosa sia rimasto in piedi. E comunque inutile illudersi: la ricostruzione non tanto di un gruppo di atleti di livello, ma soprattutto di un’etica sportiva priva di macchie e sospetti, sarà lunga e faticosa.
L’atletica è la base e la regina di tutti gli sport. È il simbolo dell’etica della fatica; quella che ti porta a ottenere un risultato solo a prezzo di grandi sacrifici. Come la vita stessa. Non si può più lasciarla in mano a chi a questi principi ha abdicato da tempo.