Al “Diana” di Osimo è andata bene per la nuova Anconitana targata Francesco Nocera nella prima giornata di campionato, ma i biancorossi hanno dovuto soffrire più del previsto contro il Mondolfo. L’impressione resta comunque quella di Loreto.
La sensazione è che i dorici sin dall’estate abbiano imboccato una strada di ricerca di bel gioco a tutti i costi e sofisticatezze varie in una categoria da pane e salame “alla Lelli”, nella cui logica conta soprattutto il risultato.
Ad oggi vediamo elementi di interi reparti messi fuori posizione a gara in corso, e gente che ancora non è in condizione. Un esempio è Cristian Trombetta. Dire che è argentino è necessario? Ancora non è in condizione – proprio come lo sventurato Venturim – e dovrà comandare la difesa senza conoscere la lingua.
La domanda sorge spontanea: ma in una categoria così infima gente distante poche serie, e soprattutto pochi chilometri, con le stesse caratteristiche e abilità non c’era? Per altro, nel momento più duro della gara – dopo il pari del Mondolfo – chi ha rimesso le cose a posto dando vita al rigore è stata la “vecchia guardia”: lancio di Colombaretti e atterramento di Mastronunzio.
E a proposito del rigore: alla fine l’ha tirato Trombetta e per fortuna l’ha realizzato. Ma al momento della battuta c’erano troppi galli a voler cantare. Chi segue il calcio sa quanto conti la parola “gerarchia”. E’ così strano pensare che – soprattutto in un momento delicato come quello – chi “comanda” è Mastronunzio, che anche ieri è stato comunque migliore in campo e che dopo il primato fra i bomber biancorossi vuole pure i 100 gol?
Poi, certo. Trombetta e Venturim – il quale è brasiliano – col resto della colonia argentina saranno determinanti e l’Anconitana vincerà il campionato per mezzi e risorse infinitamente superiori rispetto alle altre; però resta quel fastidioso senso di squadra che in tutte le sue componenti gioca col fuoco perché tanto gli alti sono “scarsi”.
Stefano Beccacece (On Twitter @Cecegol)